Non ti ho mai considerato una conquista, mai. Ogni volta che ti ho percepito, visto o fotografato l’ho sempre interpretato come una sorta di dono. Un dono in grado di riproiettarci per qualche attimo su un mondo incredibilmente emozionante al quale abbiamo voltato le spalle e dove probabilmente non saremmo più in grado di vivere.
Spesso le persone mi chiedono come faccio a non aver paura e come si può stare soli, immobili e in silenzio uno o più giorni per fotografare gli animali. Riguardo al silenzio e allo stare fermi, molti associano una tale situazione alla noia, poiché questa apparente immobilità nella frenesia dei nostri giorni non è contemplata o compresa. Ad oggi viviamo in una società che porta a rimuovere la pazienza e a non accettare il fallimento. Tale condizione si esplica nel volere ottenere tutto e subito, senza lasciare tempo al nostro tempo interiore. Ciò che succede per mano della natura spesso va a cozzare con questo nostro ritmo ormai innaturale; basta pensare alla crisalide, ad un embrione, ad un seme: sono tutte realtà che ci mettono “troppo” tempo e troppa fatica per svilupparsi. Eppure è dal ritrovamento del ritmo naturale e paziente come quello delle stagioni che possono nascere cose straordinarie. È proprio in questi attimi di apparente solitudine e silenzio che ci rendiamo conto che tutto intorno a noi è estremamente vitale, dinamico e sonoro. A cambiare siamo anche noi, poiché sono momenti in cui non possiamo fuggire da noi stessi… momenti che contribuiscono a guidarci nel nostro straordinario viaggio di convivenza e scoperta interiore.
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Ottobre 2023
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