Più vado avanti e più mi sento fortunato nel poter continuare a vivere stagioni differenti, con le loro peculiarità e la capacità di creare emozioni sempre uguali e diverse. Il paesaggio nelle stagioni rappresenta lo spazio di vita in cui nasciamo, nel quale costruiamo i primi ordini mentali, i primi riferimenti spazio-temporali, i luoghi dei ricordi, dei nostri sogni e speranze. I sensi si aprono come fiori nella neve: la primavera la collego maggiormente all’olfatto, l’autunno alla vista, l’inverno all’udito e l’estate al gusto.
È evidente che tutto sta cambiando e le stagioni stanno diventando sempre più rare da queste parti. A maggior ragione pensate alla fortuna che abbiamo di poterle ancora vivere e osservare. In ogni stagione vi è celato il riflesso delle nostre “stagioni interiori”, sia da un punto di vista fisiologico che emotivo. Nel caso della primavera, questa potrebbe rappresentare il risveglio o la rinascita per molti e il cambiamento per altri. Non esiste uno stop in natura, al massimo si rallenta o si accelera a seconda delle condizioni ambientali, ma nulla si ferma. Dietro la nascita c’è sempre la morte di qualcun altro. Dietro un piccolissimo seme possono esserci piogge, nevicate, vento, bufere, caldo e siccità. Dietro un singolo fiore che sboccia ci sono anni e anni di adattamenti legati a quelli di funghi, batteri, animali e di altri vegetali. Eppure continuiamo a ricercare linfa vitale soprattutto nelle cose materiali e nel consumo sfrenato, quando in realtà tale linfa è sotto ai nostri occhi. La vita non è mai povera, al massimo ad essere povero è il nostro modo di osservarla e di comprendere che è da questa che dipende tutta la straordinaria ricchezza che rende l’esistenza degna di essere vissuta e condivisa.
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Ottobre 2023
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