Esistono luoghi del Tevere che inconsapevolmente hanno fatto parte del mosaico del mio destino.
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Nel periodo storico che contraddistingue questi anni, spesso ho bisogno di tornare nei miei luoghi sicuri, col cuore e con la mente.
Quando cammino in una foresta o in un bosco plurisecolare resto stupito dalla complessità e dal mistero che l’avvolge.
Quando mi capita di osservare una mamma con la sua prole inconsciamente penso al passato e al futuro, alla trasmissione di cultura, insegnamenti ed esperienze.
Di fronte al degrado ambientale e sociale spesso ci sentiamo inermi, impotenti e increduli.
Un giorno stavo fotografando una garzetta in prossimità di una pozza salata su una spiaggia a nord di Fiumicino e la luce del tramonto stava accarezzando la sua elegante silhouette.
Come tutti sappiamo, Roma deve la sua vita al Tevere, tanto che era visto come una vera e propria divinità.
Come dico sempre, per scoprire la profonda essenza del Tevere nel tratto romano bisogna scendere le famose scalette che separano i rumori dai suoni e il caos dalla tranquillità.
È difficile descrivere la sensazione che si prova di fronte a un albero plurisecolare.
“Sopra e d’intorno, uccelli d’ogni specie, abituati al fiume e alle sue rive, allietano col canto l’atmosfera e intrecciano voli dentro il bosco”, così Virgilio descrive la foce del Tevere nell’Eneide.
Questi giorni i ricordi mi riproiettano nei miei luoghi del cuore, quei luoghi che hanno segnato profondamente il mio cammino.
Ovunque mi giro vedo che la maggior parte di noi tende a sottolineare maggiormente gli aspetti negativi delle cose, spesso senza conoscerle.
Molti mi chiedono come sono nati i miei progetti fotografici. La risposta non è univoca e penso che sia molto personale.
Lui è il bellissimo Martino, comunemente chiamato Martin pescatore o Alcione, un volatile elusivo che sicuramente non passa inosservato.
Dall’Umbria il Tevere si appresta a entrare nel Lazio, attraversando luoghi che portarono a galla dolci ricordi facenti parte del mosaico del mio destino.
In questa breve intervista il maestro Gianni Berengo Gardin per la prima volta parlerà di un suo libro ai più sconosciuto, come del resto è ancora sconosciuto (nonostante sia da tutti nominato) il soggetto principale… il Tevere.
Chi fotografa in natura o ama stare all’aperto sa che dopo un temporale la sorpresa è spesso dietro l’angolo.
Un paio di anni fa mi trovavo nella parte alta del fiume Tevere. Dopo aver fotografato i meravigliosi calanchi in mezzo ai quali scorre il fiume, risalendo il sentiero ho avuto la fortuna di assistere ad una scena più unica che rara: un bambino (avrà avuto si e no 11 anni) che conduceva un piccolo gregge insieme ad un grande Pastore Maremmano Abruzzese… mi sembrava di essere nel set del film “Belle e Sebastien”.
Oggi torniamo sul fiume Tevere in uno dei luoghi più affascinanti e particolari dell’intera asta fluviale, ovvero il lago di Alviano.
Imbattersi nel proprio archivio fotografico è un po' come rispolverare i diari di scuola, alcune cose non ce le ricordiamo bene, altre invece ci riportano immediatamente nell’esatto momento in cui abbiamo scritto quel determinato pensiero.
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Settembre 2023
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