Scoprire nuovi luoghi, oltre ad essere meraviglioso, è un’esperienza che inevitabilmente porta ad avere un profondo dialogo con noi stessi e con quel determinato territorio. Un dialogo fatto di energie ed emozioni assorbiti come una spugna dal nostro spirito. Una spugna che può asciugarsi e riempirsi a seconda della superficie su cui la passiamo. Forse è anche questo uno dei motivi, pur essendoci luoghi di una bellezza e aura selvaggia estrema, che ci portano a legarci a un territorio in particolare. Una sorta di calamita che, in un modo o nell’altro, ci richiama a sé. Le mie calamite si trovano nell’Appennino centrale, dove alcuni luoghi hanno contribuito a far crescere le radici più profonde del mio io. Tutte le vicende in cui mi imbatto in questi grezzi e selvaggi angoli di mondo in un certo senso sono familiari, e quando le guardo ho come la sensazione di averle già vissute. Le migliori lezioni che ho ricevuto da loro sono partite dalle nubi, dai freddi venti forti, dalla fatica dei dislivelli, dalla luce che squarcia il cielo tempestoso, dagli arcobaleni improvvisi, dalla saggezza dei boschi, praterie e dei loro abitanti. Sacre scritture che alimentano il nostro spirito con una linfa d’amore, che non manca mai di farsi sentire quando ci troviamo al loro cospetto, in cui il nostro cuore cede ad ogni corazza per aprirsi alla vita come le ali di un’aquila maestosa.
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Settembre 2023
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