Matteo Luciani
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LA NATURA RACCONTA

Storie di natura e vita

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Lettera a me stesso

12/11/2020

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Silhouette del lupo - appennino centrale
Il pensiero di oggi vorrei esprimerlo con uno scatto al quale sono particolarmente affezionato e dietro cui vi è celato uno dei momenti più emozionanti della mia vita.
Ognuno di noi, spero, si pone delle domande: ci chiediamo se la vita che stiamo conducendo sia realmente la nostra, se siamo soddisfatti, dove indirizzare i nostri sforzi, se siamo la migliore versione di noi stessi, se siamo realmente felici e, anche se non riusciamo a trovare un senso, se siamo almeno in grado di amare.
Purtroppo sempre più spesso vediamo giovani e anziani spegnersi prima che il battito del loro cuore si fermi… un enorme cimitero di persone che non si rendono conto di essere ancora in vita.
Dov’è finito il nostro meraviglioso caos interiore? Dov’è finito il nostro Amore? Dove sono finiti i nostri sogni?
Cerchiamo disperatamente solo i visi di persone che inseguono fama e gloria e trascuriamo coloro che, senza farsi vedere e silenziosamente, svolgono il compito assegnatogli dalla vita. Nel mio percorso ho imparato che le cose più importanti, quelle che ci fanno crescere e ci migliorano, difficilmente mostrano a tutti il loro volto… bisogna saperle scovare.
Un giorno chiesi ad un caro amico quale fosse il senso della sua vita. Egli mi rispose che ogni giorno si guarda allo specchio facendosi due domande. La prima è "oggi ho fatto qualcosa per migliorarmi?", segue poi la seconda, "attraverso le mie azioni sto facendo del bene anche per gli altri?".
Magari potremmo dire che il bene e il male non esistono, ma probabilmente esiste una coscienza. E credo che in queste due domande sia nascosta l’essenza e la semplicità della vita stessa.
Sembra che il nostro obiettivo sia diventato quello di “campare” il più possibile senza realmente contemplare la nostra esistenza. Cosa ci facciamo con 100 anni alle spalle se poi queste spalle le voltiamo alla nostra stessa vita? Anche un solo e profondo attimo può valere molto più di 1000 anni vissuti apaticamente e in balia degli eventi.
Concludo scrivendo un pensiero di Paolo Coelho che condivido pienamente: « […] cominciai a considerare la morte una grande compagna di viaggio, che sta sempre seduta al mio fianco e mi parla, dicendomi:" Io ti ghermirò, ma tu non puoi sapere quando, ecco perché devi vivere il più intensamente possibile". Per questo motivo non rimando mai a domani ciò che posso vivere oggi - comprese le gioie, gli obblighi derivanti dal lavoro, le richieste di perdono quando mi accade di aver ferito qualcuno, la contemplazione del momento presente come se fosse l'ultimo».
Questo è ciò che voglio dire a me stesso per il mio trentaduesimo compleanno e per quelli a venire.
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