Durante questo viaggio sono stato (e sono tutt’ora) accompagnato da molti compagni e compagne. In questo tratto, la compagna più presente è senz’altro la nebbia.
Questa è una caratteristica che contraddistingue in generale gran parte dell’Alta Valle del Tevere. Non a caso si pensa che il termine “fumaiolo” derivi dal nome “fumo”, perché le sue vette sono spesso circondate da folte nubi. A tal proposito, spesso mi sono ritrovato immerso nella nebbia, la quale ha il potere di mostrare il lato più intimo e misterioso di ogni luogo, anche quello che apparentemente sembra banale o comune. Un cespuglio o un piccolo albero possono trasformarsi in un daino, in un cervo, in un cinghiale, in un lupo, in un uomo. La nebbia ha il potere di alimentare la nostra fantasia, immaginazione e quella strana e affascinante paura di perdersi. I nostri sensi si fanno più acuti, la vista lascia parzialmente il passo al tatto, all’udito e all’olfatto. Attraverso di essa si perdono certezze. Ed è proprio in questa incertezza che muove i suoi passi il "selvatico”… quel selvatico che è in ognuno di noi, il quale, uscendo allo scoperto, fa emergere parti profonde ed essenziali di noi stessi. Nulla al mondo può essere scontato o sempre nitido. E questo la nebbia ce lo insegna.
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Settembre 2023
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