Sto riscendendo da una montagna che amo, una montagna in cui posso respirare il lato grezzo, selvaggio e vero dell’Appennino. Tutt’intorno l’eco di numerosi bramiti, il verso dei cervi in amore, un verso in grado di richiamare luoghi e suoni dal profondo del nostro io… luoghi ancestrali che ci tengono legati al filo della vita. Di fronte a questa meraviglia naturale il mio cuore mi dice di rallentare e di fermarmi a contemplare la magia intorno a me. Per cui mi siedo su una roccia e da lontano osservo i cervi e la luce che cambia creando altre sagome. Durante il bramito è come se la montagna vestisse un’enorme corazza che la rende ancora più potente, intoccabile, indescrivibile. Ad un certo punto da dietro un piccolo cespuglio si affaccia una cerva col suo piccolo. È incredibilmente vicina e ancora non si è resa conto della mia presenza. Poi mi vedono e restano immobili a neanche sei metri da me, come se stessero aspettando di “leggere” i miei occhi. Così metto a posto la macchina fotografica che risulta d’intralcio alla forte energia venutasi a creare tra me e loro. Ci guardiamo intensamente, il tempo si è fermato, mi trovo nel “qui ed ora” con tutto me stesso immerso nella vita. Sto vivendo il “presente”, quel presente che rende vivida la nostra essenza, senza doverla proiettare in tempi, luoghi e realtà che esistono solo nella nostra mente.
Continuano a pascolare accettando la mia presenza, e pian piano, mentre si allontanano, una morsa stringe il cuore, lasciando nel vento scritture d’amore, gratitudine e uno strano e malinconico senso di perdita.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Archivi
Ottobre 2023
|