Oggi torniamo sul fiume Tevere in uno dei luoghi più affascinanti e particolari dell’intera asta fluviale, ovvero il lago di Alviano. Un lago scrigno di biodiversità e biocomplessità, che involontariamente ha avuto molto a che fare con la mano dell’uomo. Perché? Di questo ve ne parlerò in maniera più approfondita tra qualche mese.
Con questa foto vorrei raccontarvi il sovrano indiscusso delle zone paludose, colui che al suo passaggio provoca fuga e inquietudine nei confronti delle sue prede. Sto parlando del Falco di palude, un formidabile rapace che si è evoluto e specializzato proprio negli ambienti umidi. Vederlo volteggiare è uno spettacolo meraviglioso e inquietante allo stesso tempo. Le sue prede nella fuga cercano di compattarsi il più possibile, facendo affidamento nella forza del gruppo: una forza che non serve a fronteggiare il predatore, bensì a disorientarlo nella scelta della singola preda. Osservando queste scene davanti a noi si palesano anni e anni di storia evolutiva e adattativa. Storie di prede e predatori, storie di un fascino estremo disegnate da fragili equilibri. Tali dinamiche sono un pezzo fondamentale del puzzle della vita sulla Terra… non dimentichiamocelo. La natura è dir poco meravigliosa, anche perché è in grado di trasmetterci tutte l’emozioni che fanno parte del bagaglio della nostra vita... proprio tutte, nessuna esclusa. Tuttavia, non cadiamo nell’errore di minimizzarla ad una visione disneyana e antropocentrica. Questo non solo può avere forti ripercussioni da un punto di vista puramente decisionale, ma ci priva dell’opportunità di scoprirla in tutto il suo meraviglioso mistero e di sentirci realmente parte di una dimensione in grado di spezzare le nostre schiavizzanti catene di onnipotenza… fuori e dentro di noi.
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Settembre 2023
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