Spesso molte persone mentre guardano gli altri non stanno realmente guardando l’altro, ma il riflesso di loro stessi e delle loro paure.
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Mi trovavo in un tratto di Tevere dove il fiume scorre limpido e deciso con il suo sguardo fatto di magici riflessi e giochi di colore.
Camminando lungo un corso d’acqua, a chi non è mai capitato di imbattersi in un folto sciame di insetti che si intrecciano tra loro?
Nei giorni precedenti la nebbia l’ha fatta da padrona negli altopiani dell’Appennino e l’atmosfera misteriosa, affascinante, tetra e inusuale mi ha spinto ad andare verso il sole per ammirarla dall’alto. È così affascinante, dominata dal mistero, dalle forme sbiadite e dal fascino nel perdere punti di riferimento. Dall’alto le cime delle montagne sembrano isole in un mare e la luce del sole è pronta ad irrompere e squarciare questo strato nebbioso ricco di domande. Lascio che la gratitudine si unisca al vento e al volo dei gracchi, dell’aquila e dei grifoni per ringraziare gli alberi, le rocce, i tramonti e le lune ai quali ho chiesto tanta energia per salvare la vita di una carissima amica che ci stava per lasciare, dall’oggi al domani, senza bussare. Mi ritrovo qui anche perché spesso ho bisogno di leggere nuovi capitoli del libro del mio Io, che continua ad essere scritto, senza mai fermarsi. Mai trascurare le sue pagine, poiché trascurarle equivale a perdere la fedeltà in noi stessi.
Osservare gli eventi e la vita che ci circonda può donarci insegnamenti fondamentali.
Appostato su una prateria d’alta quota dell’Appennino centrale il mio sguardo era ipnotizzato dalla pioggia che cadeva incessante.
Spesso non ci si rende conto delle fortune che si hanno, poiché troppo concentrati su ciò che non abbiamo.
Spesso quando si parla di paesaggio la mente si proietta ad una visione in grande scala, la cosidetta “veduta”.
Ciò che mi affascina maggiormente del periodo dei cervi in amore non sono i maschi vincitori con il loro harem conquistato, ma i vinti, gli sconfitti, coloro che una volta perso lasciano il campo, si isolano.
Scoprire nuovi luoghi, oltre ad essere meraviglioso, è un’esperienza che inevitabilmente porta ad avere un profondo dialogo con noi stessi e con quel determinato territorio.
I due cani che vedete in foto sono Spillo e Fiona. Spillo lo conoscete, è il mio compagno d’avventura, nonché uno dei protagonisti del progetto Tiberis. L’altra faccia del Tevere.
Presso il WEGIL un viaggio alla scoperta di un Tevere che non ti aspetti, "l'altra faccia" del fiume da cui è nata la nostra storia.
"La montagna ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e quale sia il nostro posto nel mondo".
Le piogge e la grandine dei giorni precedenti mi hanno ricordato un’ emozionante scena vissuta sul Tevere.
Più vado avanti e più mi sento fortunato nel poter continuare a vivere stagioni differenti, con le loro peculiarità e la capacità di creare emozioni sempre uguali e diverse.
Esistono luoghi del Tevere che inconsapevolmente hanno fatto parte del mosaico del mio destino.
Nel periodo storico che contraddistingue questi anni, spesso ho bisogno di tornare nei miei luoghi sicuri, col cuore e con la mente.
Quando cammino in una foresta o in un bosco plurisecolare resto stupito dalla complessità e dal mistero che l’avvolge.
Quando mi capita di osservare una mamma con la sua prole inconsciamente penso al passato e al futuro, alla trasmissione di cultura, insegnamenti ed esperienze.
Di fronte al degrado ambientale e sociale spesso ci sentiamo inermi, impotenti e increduli.
Un giorno stavo fotografando una garzetta in prossimità di una pozza salata su una spiaggia a nord di Fiumicino e la luce del tramonto stava accarezzando la sua elegante silhouette.
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