MATTEO LUCIANI Photography
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La Natura racconta

Lupi, cacciatori e adattabilità

26/9/2019

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Foto
​Dietro questa foto vi è celata una delle esperienze più intense della mia vita.
Tempo fa ripresi per un pò di giorni alcuni lupi presenti in un’area (non protetta) dell’Appennino centrale.
Per non recare loro disturbo e per non farmi notare da nessuno, piantai la tenda in una zona della faggeta molto interna (a circa un'ora dal punto di interesse) e la mattina cercavo di appostarmi almeno un’ora prima dell’alba. Dalla postazione potevo scorgere il corpo senza vita di un vecchio toro, il quale decise di concludere il suo cammino proprio sul bordo di una splendida radura. Quando i lupi raggiunsero la carcassa, le stelle erano quasi del tutto sbiadite e le pareti rocciose delle montagne circostanti cominciavano a dipingersi di color malva. Dopo circa un'ora, qualcuno in lontananza spezzò quella tranquillità: era un cacciatore.
I corvi imperiali cominciarono a gracchiare all’impazzata, così facendo allarmarono i lupi, che immediatamente fuggirono nel profondo della faggeta. Qualche ora dopo i grifoni e le poiane volteggiavano nel cielo, creando una magnifica scena di vita plasmata dalla morte.
La mattina seguente i lupi ripulirono quasi completamente la carcassa. Tuttavia, sapevo che un altro “inquilino” si aggirava in quella zona. Non dovetti aspettare molto per scorgere il giovane lupo intorno a ciò che era rimasto del toro. Anche in questo caso, il suo pasto fu interrotto da qualcuno: due cacciatori che con i loro cani si stavano avvicinando. Non appena il lupo si accorse di loro, cominciò a correre e a fare un ampio giro intorno alla radura. Il mio cuore cominciò a sobbalzare e pur sapendo che (teoricamente) non avrei dovuto dubitare del buon senso di quei cacciatori, la paura per l’incolumità del lupo era molto forte. Il lupo correva e si girava ripetutamente verso di loro. Tuttavia, anche se erano molto vicini, non si accorsero di quella fugace presenza. Dopo pochi minuti tutto divenne nuovamente tranquillo e io potei finalmente tirare un gran sospiro di sollievo. Così mi alzai e me ne andai silenziosamente. Mentre tornavo verso la tenda non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di quel lupo.
Probabilmente se non avessi raccontato questo retroscena, la foto darebbe più il senso di un immagine simbolo di libertà (e in parte la rappresenta), ma tenendo conto di come sono andate le cose, direi che questa vicenda testimonia di come il lupo si sia adattato alla nostra presenza. A tal proposito, la fuga è una delle tante strategie che contribuiscono a tale adattabilità.
Non so se la sorte aiuterà il giovane lupo, non so quali insidie lo attenderanno.
Ma una cosa vorrei dirtela caro lupo... sarà meglio che tu non ti faccia vedere, pur essendo a casa tua. La cosa più importante è sapere che tu e i tuoi simili ci siete e ci sarete sempre, fino alla fine di tutto.
Buona fortuna e grazie amico mio. Spero di saperti al sicuro, magari insieme alla tua futura compagna e prole, contribuendo così ad alimentare la vita del mondo e del nostro spirito, che mai come ora si è allontanato e si sta allontanando da ciò che lo tiene vivo.
​
*Foto tratta dalla nuova edizione rivisitata del libro “Custodi erranti. Uomini e lupi a confronto”, a breve in uscita.
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