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La Natura racconta

Il lungo viaggio del lupo e un mito italiano da sfatare

10/11/2017

3 Commenti

 
Era una fredda mattina di fine Ottobre e la sera prima il corpo senza vita di un cinghiale giaceva nella brulla prateria d'alta quota.
"A breve i lupi lo sentiranno", pensai.
Infatti, quando ancora un tiepido buio dominava la scena, la carcassa non c'era più, poiché la famiglia lupina abitante della zona, probabilmente, l'aveva portata via prima dell'alba.
Dopo un pò un giovane lupo all'orizzonte, fiducioso di trovare ciò che il suo naso aveva rilevato, si avvicinava verso me con la speranza di trovare ciò che gli avrebbe permesso di affrontare quella giornata e il suo lungo viaggio con più energie. Ma così non fu.
Arrivato sul posto, cominciò a girare a vuoto, rimediando giusto qualche osso e nulla più da sgranocchiare.
Una volta realizzato che non avrebbe trovato granché, il giovane lupo non stette a perdere tempo e riprese il suo lungo viaggio.
Spesso molte persone mi chiedono "ma qual'è il motivo per cui i lupi fanno queste enormi traversate (se le fanno)?".
Entrando più nello specifico, il fenomeno mediante il quale i lupi effettuano questi enormi spostamenti prende il nome di Dispersal.  Ma in cosa consiste realmente questo fenomeno? E quali vantaggi porta al lupo e all'ecosistema?
Come scritto dalla Dott.sa Luciana Carotenuto e dal Dott. Luigi Molinari in un articolo di Gazzetta Ambiente, il dispersal può essere considerato come "la molla ecologica della ricolonizzazione del lupo". Infatti, l'articolo sottolinea che "[...] questi spostamenti costituiscono la via principale di colonizzazione di nuove aree disponibili e idonee e rappresentano un impulso forte grazie al quale una popolazione, fungendo da sorgente di giovani lupi, espande il proprio areale. Difatti gli individui giunti alla pubertà possono scegliere se rimanere all'interno del branco di origine o se lasciarlo per andare alla ricerca di un territorio libero ove stabilirsi e di un individuo di sesso opposto con cui fondare un nuovo nucleo familiare [...]". Ma il dispersal gioca anche altri ruoli ecologici fondamentali. Sempre riprendendo l'articolo suddetto "[...] il dispersal costituisce anche il principale meccanismo cui i lupi si adeguano alle variazioni di densità delle prede; infatti i giovani lupi, socialmente subordinati, in caso di scarsità di risorse alimentari sono maggiormente portati a lasciare il branco alla ricerca di condizioni ecologiche più favorevoli, riducendo così il rischio di sovra-sfruttamento delle risorse dell’ecosistema. Un altro “beneficio” del dispersal è quello di facilitare l’allontanamento di consanguinei di sesso opposto (uno se ne va dal branco, l’altro rimane!), riducendo così il rischio di incrocio tra individui imparentati fra loro (imbreeding), con le conseguenze genetiche negative che questo fenomeno si porta dietro. Per sintetizzare, il dispersal autoregola la densità della popolazione, riduce il rischio di sovra-sfruttamento delle risorse alimentari, aumenta le probabilità riproduttive del singolo individuo e abbassa il rischio d’incrocio tra consanguinei. [...] Il dispersal è una fase molto critica nella vita dei giovani e infatti è caratterizzato da un alto tasso di mortalità; non a caso questi individui sono la categoria della popolazione con il più basso tasso di sopravvivenza, addirittura circa quattro volte inferiore di quello dei lupi territoriali. Ciò è dovuto al fatto che i giovani si trovano in aree nuove e sono soggetti a rischi e problemi del tutto sconosciuti. [...] Esiste un proverbio russo che dice: «Sono le gambe a dare da mangiare al lupo», sottolineando come la sua esistenza dipenda molto dalla capacità di muoversi su lunghe distanze. Al contrario, le comunità che hanno perso familiarità con questa specie hanno difficoltà a comprendere a pieno l’importanza e la portata di questa sua caratteristica. Il dispersal probabilmente è la causa principale del pregiudizio, diffuso comunemente a livello nazionale, secondo il quale i lupi in Italia sarebbero stati reintrodotti. In che modo? Lanciati dagli elicotteri nei parchi nazionali. Questa è la voce, totalmente infondata – oltre che assurda, che dagli anni Ottanta continua ad avere seguito in tutto il Paese, dall’Aspromonte fino al Trentino e alla Val d’Aosta [...]".
Mentre il lupo riprendeva la sua strada, venni assalito dalla preoccupazione e dalla tristezza. Non so perché prese quella direzione, non so se la sorte lo aiuterà, non so quali insidie lo attenderanno. Non so e non saprò niente. Forse è bene non sapere nulla, forse sarà meglio che non ti farai più vedere, pur essendo a casa tua.
Buona fortuna amico mio e spero di saperti al sicuro, insieme alla tua futura prole, la quale continuerà a far battere il cuore pulsante del mondo.
E la prossima volta cerca di trovare il momento opportuno per guadagnarti la pagnotta!
3 Commenti
Maurizio Battegazzore
15/11/2017 05:09:41 am

Caro Matteo, complimenti per quanto hai postato sul lupo.
Apprezzo soprattutto lo sforzo che fai per dare informazioni corrette. Seguo le vicende del ripopolamento da parte dei lupi del N.Italia, a partire dalla ricomparsa dalle parti del Monte Ántola nell’appennino Alessandrino-Ligure nei primi anni ‘80. Mi ricordo di discussioni con cacciatori e montanari che asserivano con convinzione che non avrebbero potuto giungere lì da soli dall’Abbruzzo. Come dici bene anche tu, il problema principale è sempre stato quello della disinformazione, a volte maliziosamente voluta, altre volte generata da paure infondate.
Recuperare sia una migliore conoscenza, un senso quasi religioso di rispetto per questo capolavoro della Natura che è il lupo saranno fondamentali se questa specie si salverà (almeno in Italia). Le precauzioni e gli indennizzi ai pastori realmente danneggiati dal lupo devono esserci anche loro.
La convivenza lupo-uomo è possibile ma per come stiamo occupando tutti gli spazi dobbiamo anche volerla, per permetterla.
Un caro saluto.

Risposta
Matteo Luciani link
18/11/2017 07:33:49 am

Ti ringrazio Maurizio, quello che dici sono parole sacrosante. Dobbiamo continuare a stringere i denti. Come ben sai, c'è bisogno di un tavolo d’accordo e un ponte tra allevatori, organo scientifico, cacciatori, cittadini e soprattutto istituzioni. Senza questo ponte, senza divulgazione e senza educazione la vedo veramente dura.
per cui, continua a tener duro Maurizio! Magari chissà se avremmo modo di conoscerci personalmente ad una delle mie presentazioni :-)
Un caro saluto e spero a presto.
Matteo

Risposta
Alessandro
17/11/2017 07:39:54 am

Grazie per la buona lettura e per la chiusa.

Risposta



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